Verrà abbattuta la vecchia funivia Fai-Dosso Larici
Tra poche settimane l'inizio dei lavori, poi toccherà ad altri 5 impianti Demoliti negli ultimi 20 anni 105 vecchi impianti a fune
Dopo essere stati assicurati,
verranno segati alla base con taglio al diamante e fatti cadere.
Come fanno i boscaioli con gli abeti. Spogliati delle parti in
legno e acciaio (20 tonnellate tra cancelli, scale, profilati,
bulloni…), verranno quindi ridotti in blocchi tali da poter essere
trasportati fino al cantiere principale, dove verranno
ulteriormente fatti a pezzi, ripuliti di tutte le armature
metalliche sporgenti, quindi ormai ridotti a macerie portati in
discarica.
Questo il destino che attende nei prossimi mesi i cinque sostegni
di linea, dal numero 2 al numero 6, della tratta «Fai-Dosso Larici»
della ex funivia della Paganella. Alla rimozione dei vecchi piloni
in calcestruzzo armato (550 metri cubi di cemento
complessivamente), a forma di tronco di piramide, con interno cavo
e alti dai 9 ai 25 metri, che sostenevano il secondo tratto della
funivia, seguirà la bonifica delle aree di cantiere, la chiusura
delle tracce aperte per raggiungere i sostegni e il ripristino di
tutte le superfici occupate durante i lavori.
Dopo la demolizione della seggiovia Riva-Bastione, cadrà così entro
la fine dell'estate un altro, il più importante, tra i «piccoli
ecomostri» di cemento dei vecchi impianti a fune dismessi ma
ancora presenti sul territorio. Un'opera demolitoria, quella voluta
dalla Provincia e prevista dalla legge 7/1987, iniziata dieci anni
fa e che non si fermerà qui: dopo la Fai-Dosso Larici toccherà alla
seggiovia Carbonare-Cornetto, a due sciovie di Folgaria e alla
sciovia ai Zendri di Vallarsa.
«Se consideriamo i dati generali, confrontati con altre zone
turistiche vicino a noi - sottolinea l'assessore provinciale al
turismo Tiziano Mellarini - non possiamo non notare come in
Trentino siano stati eliminati circa 100 impianti di risalita a
conferma dell'attenzione per il territorio e per il continuo
investimento in innovazione delle strutture.»
Lo sviluppo impiantistico in Trentino |
La storia degli impianti a fune in
Trentino - che è un po' anche la storia del turismo invernale in
questa terra - ha una data d'inizio precisa, il 1891, quando il
nobile Leopoldo de Pilati chiese al Capitanato Industriale di
Trento il permesso amministrativo per la costruzione di un impianto
a fune, destinato al trasporto a valle del legname tagliato sul
Monte del comune di Mezzotedesco, come si chiamava un tempo
l'attuale Mezzocorona. La «barcèla» - così veniva chiamata dai
locali - qualche volta faceva pure trasporti «eccezionali»,
portando giù anche uomini, donne ed emozionati bambini: si stava
seduti dentro una scatola di legno, stringendo le mani al telaio in
ferro rivestito da un telo che il vento faceva sbattere contro il
corpo. |
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